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Il calcio ammaina le bandiere: il vento del romanticismo non soffia più

Mai più bandiere: dobbiamo rassegnarci a vivere questo calcio. Nel futuro, anzi, già nel presente. I nostri figli e nipoti non vedranno mai più i Totti, i Del Piero, i Zanetti, i De Rossi o i Maldini. Ovvero quei giocatori che hanno deciso di sposare un unico grande progetto nella loro carriera professionale. Un’unica squadra per tutta la vita, in barba ai soldi, ai trofei.

Totti forse, tra questi è il portabandiera: il più talentuoso ma anche colui che ha vinto meno, apparentemente. La gloria eterna che per sempre gli tributeranno i suoi tifosi, sarà sempre più leggendaria di qualunque Champions o Pallone d’Oro. Eppure proprio il “Pupone” ieri ha detto addio alla sua Roma. Incomprensioni, divergenze insuperabili, poca empatia. Ma non è il primo e non sarà l’ultimo: poco prima era toccato proprio a De Rossi.

La Roma sembra essersi specializzata nel “ripulire” il club dai baluardi che di quei colori ne hanno fatto uno stile di vita. L’evoluzione storica di questo sport ha portato a questo. Non c’è più la passione, l’attaccamento dei giocatori ad una squadra e talvolta di una squadra agli stessi calciatori.

Noi a Palermo ne siamo stati l’esempio per tanti anni: qualunque campione venisse in Sicilia dopo un paio di stagioni era già venduto al miglior offerente. Mercato docet. Non si può fare a meno: girano tanti di quei milioni che oggi per sopravvivere si è fatto un patto col diavolo. Niente più storie d’amore, niente più simboli, per restare a galla si deve monetizzare.

Da Dybala ad Amauri, da Pastore a Barzagli, Zaccardo, Toni e Vazquez. Per non parlare di Kjaer o Ilicic, Balzaretti o Cavani.

E allora si entra in un meccanismo un po’ contorto, cioè quello in cui un tifoso, paradossalmente dovrebbe sperare che il giocatore faccia si bene, ma non troppo, per non attirare le attenzioni altrui. Ma questo è calcio? E’ sport?

Per carità, come insegna proprio il caso Totti non è sempre unilaterale la mancanza d’amore. Come già ribadito sono proprio le società che spesso, difettano di riconoscenza nei confronti delle bandiere. Ricordate l’addio di Del Piero? O Buffon messo alla porta? In tutti i sensi.

La storia del calcio è piena di grandi giocatori che poi a fine carriera vengono silurati.  Questa è la realtà. Un Gigi Riva oggi non potrebbe più esistere.

Sarebbe un po’ come se Chiesa decidesse di stare per sempre alla Fiorentina. Ce lo vedete? Ha già un accordo con la Juve da 5 milioni a stagione… come si può dire di no? Allora proprio per questo professionisti come Totti, come De Rossi e come tanti altri, che vogliono mettersi in gioco alla fine della loro carriera hanno quasi il diritto di poter scegliere come meglio operare all’interno della loro squadra.

Sia chiaro ci vogliono competenze: ma sembra difficile che il re del “cucchiaio” non abbia l’occhio per capire le potenzialità di un giocatore o la scaltrezza nello scegliere un direttore sportivo o un allenatore. Ma singori, questo è il nuovo calcio. Zero passione, zero appartenenza, zero bandiere, Mille milioni. Il calcio ha ammainato le bandiere: il vento del romanticismo non soffia più.