C’è l’ok del Tribunale.
La fine dell’Us Città di Palermo si avvicina, ma i colpi di scena non mancano.
Inizia così l’articolo di Benedetto Giardina sul Giornale di Sicilia oggi in edicola.
Il commercialista Giovanni La Croce nominato dal tribunale amministratore giudiziario della vecchia società, ha chiesto ai giudici l’autorizzazione per ritirare la procedura di concordato e dunque avviare istanza di fallimento in proprio. La risposta del collegio preceduto dalla dottoressa Ajello di fatto può considerarsi un via libera “..l’amministratore giudiziario deve ritenersi legittimato a porre in essere gli adempimenti preannunciati senza l’autorizzazione del Tribunale”.
Dunque sarà lo stesso La Croce ad avviare l’istanza di fallimento in proprio.
Tutto questo nasce da alcune anomalie che lo stesso amministratore giudiziario ha evidenziato durante lo svolgimento del suo lavoro. Scrive La Croce “che sono stati posti in essere atti distrattivi in danno del patrimonio sociale e dei creditori“.
Un compenso di 560 mila euro più IVA alla società Struttura srl per farsi assistere nelle pratiche del concordato. Però questa stessa società è riconducibile e controllata da Arkus Network ed ha subappaltato il lavoro ai commercialisti Castaldo e Fabozzi per un prezzo nettamente inferiore.
Ciò che rimane tra incassato e pagato, è rimasto dunque nelle casse di Struttura
Srl, una società che comunque fa riferimento ai Tuttolomondo. Alla richiesta del dottore La Croce di chiarimenti, non si sono avuti dati concreti e questa è la ragione per cui il commissario giudiziario vuole avviare la procedura fallimentare in proprio.
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