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L’anticipo di venerdì sera, vedrà il Palermo impegnato in casa dell’Hellas Verona, una trasferta da sempre difficile, non tanto sul piano puramente sportivo, quanto piuttosto per l’accoglienza che da sempre i “Butei” riservano ai tifosi che arrivano dal sud, dagli striscioni “Benvenuti in Italia” fino ad arrivare ai veri propri cori razzisti dove i meridionali vengono definiti “africani”, come se questo fosse un insulto!
Eppure Verona, che conta circa 250mila abitanti, è la città romantica per eccellenza, teatro delle vicende di Romeo e Giulietta immortalate da William Shakespeare. Ma è davvero una città razzista, oppure certi episodi deprecabili sono da circoscrivere solo ad un ambito puramente calcistico?
L’abbiamo chiesto a Michele Meschis, palermitano, tifoso rosanero, che da molti anni vive e lavora a Verona:
“Mi sono trasferito a Villafranca di Verona – racconta – il 29 settembre 1999; avevo conosciuto una ragazza che era in vacanza nell’hotel dove lavoravo, era nata una storia e terminata la stagione l’ho seguita nella sua città. La relazione poi finì, nel frattempo, però, avevo trovato un lavoro stagionale sul lago di Garda, la paga era buona e sono rimasto. Ricordo che appena sono arrivato a Verona c’era ancora un forte legame con la Padania, mi colpì molto una frase che lessi sui muri: c’era scritto “chiamami cane, ma non chiamarmi italiano”. Mi spiace dirlo – continua Michele – ma i veronesi sono un po’ discriminanti verso tutto ciò che non è veneto. E’ una questione di ignoranza, che spesso porta al fanatismo. All’inizio ho trovato molti pregiudizi, ma non in tutti, ci sono anche brave persone, soprattutto sul Lago di Garda, dove grazie al turismo c’è una mentalità molto più aperta”.
Tifoso di lungo corso, Michele Meschis ha ereditato la sua passione dal padre, erano i tempi di Vicè u pazzu e di Pinu u tascio:
“Era un tifo folkoristico – ricorda – la Favorita era un ambiente più popolare, sicuramente più familiare, forse c’era più senso di appartenenza, anche se gli strisciati a Palermo ci sono sempre stati. Ho cominciato ad andare da solo in curva nord a 14 anni, quando nascevano i primi gruppi Ultras: i Commandos Aquile, le Brigate Rosanero e gli Angeli della Nord, ma allo stadio si mettevano da parte tutti i discorsi e si pensava solo a tifare la squadra.
Ho continuato a seguire e a tifare per il Palermo anche a Verona e l’anno della promozione ero fuori di testa perché stava iniziando la stagione estiva e non potevo sganciarmi, sono riuscito a vedere Palermo – Triestina e l’anno dopo il famoso Palermo – Catania, scesi di proposito in Sicilia con la mia ragazza per assistere al derby. Vivendo nel Veneto mi è stato più facile seguire la squadra in trasferta, ho conosciuto molti palermitani che vivono al Nord, a Monza, a Venezia, a Padova; negli anni d’oro si andava a testa alta in qualsiasi stadio d’Italia, sventolando con orgoglio le nostre bandiere, sono stati anni meravigliosi.”
Per un palermitano che vive a Verona quella contro l’Hellas è una gara dal sapore particolare, una sorta di derby personale:
“E’ la partita che attendo con più impazienza – conferma Michele – oltre a quello con il Catania è il mio derby speciale e venerdì non voglio assolutamente mancare, la vedrò insieme ad un mio amico che verrà da Palermo, spero che il risultato sia positivo per noi. Penso che siamo favoriti, la tifoseria veronese è scontenta della riconferma di Grosso, la curva sicuramente diserterà lo stadio ed è probabile che anche altri settori diserteranno.”
Il Palermo invece vola sulle ali dell’entusiasmo:
“Stellone è un tecnico preparato, ha riportato entusiasmo e la voglia di andare a vincere in trasferta, una qualità che con Tedino mancava. Secondo me, come mentalità Stellone è meglio anche di Iachini, nell’anno della promozione. La squadra non era quella preventivata all’inizio da Zamparini, Puscas era arrivato per sostituire Nestorovski e altri big dovevano partire, invece sono rimasti tutti ed il Palermo adesso è più forte dello scorso anno. Per il futuro mi auguro che possa esserci una società più seria ed un proprietario presidente/tifoso, come lo sono stati Renzo Barbera e il compianto Roberto Parisi.”
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