“La cosa più bella del cricket? Mi ha insegnato a conoscere ragazzi di altre culture che non avrei avuto occasione di incontrare altrimenti“.
E’ così, attraverso le pagine di Repubblica che Ruggero Pablo Bonetti, 15 anni, uno dei componenti della squadra palermitana di cricket Giovanni Falcone , under 13 vice-campione d’Italia, presenta uno degli sport forse meno conosciuti ed apprezzati.
Sei dei suoi compagni vengono infatti dal Bangladesh, si allenano tutti insieme al Villaggio Santa Rosalia il sabato pomeriggio e la domenica mattina, in uno spazio attrezzato dal tecnico nazionale e regionale Vincenzo Pintagro con la collaborazione delle square Coime del Comune di Palermo.
Ruggero sottolinea subito la più grande differenza con il calcio: “Mi piace perché a differenza del calcio, non c’è un’agonismo che porta ad avvicinarsi anche fisicamente all’avversario, con falli e colpi bassi. Qui non c’è alcun contatto fisico con l’avversario“.
La vittoria più grande è sicuramente quella di aver ottenuto il secondo posto in così poco tempo: “E’ stata una vittoria che non ci aspettavamo- racconta Pintagro-.Prima di scendere in campo abbiamo fatto due ore di allenamento, poi con altri incontri ne abbiamo accumulato altre sei. Risultato: nella gara con la Roma Capannelle abbiamo dato il meglio e abbiamo raggiunto il secondo posto“.
La Giovanni Falcone invece è una delle poche squadre che ha fatto dell’integrazione un marchio di fabbrica, nella squadra di cricket giocano sia italiani che extracomunitari. Ne parla Ahanuf Uddin, 14 anni, studente dell’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele III : “Mi sono trasferito a Palermo nel 2010 e nel 2017 ho iniziato a giocare a cricket. Questo sport fa parte delle tradizioni del mio paese, ci gioca mio padre, ci giocava mio nonno. Il mio sogno è quello di andare in futuro nella nazionale italiana“.
Raccogliendo anche l’opinione di molti giovani palermitani, come Christian Seminara, studente all’indirizzo turismo Rutelli: “Lo preferisco al calcio perché è nuovo come sport e siamo in pochi a conoscere le regole“.
Gaetano di Grazia poi ci illumina anche su qualche tecnica di gioco: “Ci vuole velocità ed intuito nel capire che direzione prende la palla e come rispondere alla strategia dell’avversario“.
Insomma uno sport che fa dell’integrazione la sua arma in più ma che ha anche tanto da far conoscere tra palle, guantoni e mazze, all’insegna del rispetto e mai dell’agonismo.
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