Con le nuove misure adottate dal Governo contro la diffusione del contagio da Coronovirus, chiudono bar, ristoranti e pizzerie. Un provvedimento necessario che costerà lacrime e sangue ad esercenti e lavoratori del settore, chiamati ad un sacrificio doloroso, ma inevitabile.
A Palermo, però, ancor prima dell’ultimo Decreto, il famoso ristorante-pizzeria Pipi Room ha deciso di abbassare la saracinesca del proprio locale. A spiegare il motivo uno dei titolari, Patrick Di Giovanni:
“Abbiamo chiuso giorno 9, io e mio fratello abbiamo analizzato la situazione ed abbiamo deciso di chiudere il locale e di sospendere temporaneamente i nostri due dipendenti, retribuendo naturalmente il periodo che hanno lavorato. Una decisione nata non solo perché l’apertura era dalle 6 alle 18 e penalizzava noi che prevalentemente lavoriamo di sera, ma anche per un senso di responsabilità verso le nostre famiglie. I clienti entravano spaventati, ma anche noi non sapevamo se entravano turisti, magari come quelli di Bergamo, che erano già infetti.”
Quali difficoltà economiche state affrontando?
“Gli incassi erano già diminuiti nelle scorse settimane, chiediamo maggiore chiarezza sugli aiuti governativi promessi alle aziende, perché non sappiamo quanto potremo resistere. Non si sa quando questa emergenza finirà. Al momento dobbiamo pagare tutto, i nostri contributi Inps e quelli dei lavoratori, il 16 marzo si devono effettuare i pagamenti tramite F24, ed ancora non si parla di sospensione. A questi oneri si devono aggiungere le spese normali di gestione, luce, acqua, gas. Il Governo ha deciso di chiudere fino al 25 marzo, ma non credo che questa emergenza finirà per quella data. Siamo in pieno marasma. Ci auguriamo che lo Stato ci aiuti veramente.”
Sei d’accordo con queste misure drastiche?
“Secondo me si doveva fare un blocco totale di tutto, per poi ripartire, già dai primi casi verificatisi a Codogno. Come hanno fatto i cinesi. Seguo questa vicenda da gennaio. In Cina hanno impiegato 2 mesi per iniziare a risolvere il problema. La gente era bloccata in casa con l’esercito fuori a vigilare. Qui in Italia chissà quando finirà, secondo me servirà più tempo. Penso che stanno dando la medicina a piccole dosi, per evitare che si generi panico e caos. Sono convinto che arriveranno misure ancora più stringenti perché l’italiano non è abituato a fare ciò che non vuole. All’inizio dell’emergenza molti politici volevano tranquillizzare dicendo che era solo un banale raffreddore e che non si dovevano creare allarmismi. In tanti invitavano a fare l’aperitivo a Milano sostenendo che l’economia doveva ripartire ed il virus si è diffuso rapidamente. Una nostra amica di Piacenza ha 8 familiari contagiati.”
Come state vivendo questa situazione in famiglia?
“I miei figli sono a casa, i più piccoli cerco di distrarli, facciamo passeggiate dentro il residence. Ma mia figlia diciottenne è più insofferente, vorrebbe uscire e domenica abbiamo fatto le lotte per tenerla a casa. Sono molto realista, penso che tanta gente si farà molto male. Mi auguro che si arrivi al più presto al picco, da lì si potrà vedere la fase discendente, ma in questa momento non la vedo bene. Credo che occorrano misure più drastiche per contenere il contagio, purtroppo se gli italiani non si spaventano sul serio, non capiscono la gravità del problema.”
Quando questa emergenza finirà, cosa farà Pipi Room?
“Quando finalmente riapriremo, tutti noi metteremo la nostra anima per ripartire alla grande. Daremo tutto di noi per riprendere il nostro cammino interrotto. Quando si perdono le cose importanti, il lavoro, la libertà di poter fare le cose più semplici, si capisce pienamente il loro valore. Non mi arrendo, nessuno di noi lo farà. Appena passerà questa tempesta, organizzerò una grande festa con tutti i nostri clienti, perché una cosa del genere non l’avevamo mai vissuta e spero come tutti, di non doverla mai più rivivere!”
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