L’emergenza coronavirus ha fatto scoprire al mondo nuovi eroi. Spesso dimenticati, sono uomini e donne che oggi si trovano in prima fila per aiutare il prossimo. Medici, infermieri, personale sanitario, ma anche coloro che svolgono quotidianamente un lavoro indispensabile, prezioso ed insostituibile.
Abbiamo raccolto la testimonianza di Umberto Cordone che da oltre vent’anni lavora come autista in un’azienda di ristorazione che consegna i pasti all’Ospedale Policlinico di Palermo:
“Siamo meno utili di medici ed infermieri, ma anche noi siamo a stretto contatto con la sofferenza. E capita che durante una consegna in un reparto di “non sospetti” ci troviamo nel bel mezzo di un’agitazione, con il personale sanitario che fa tamponi perché si scopre che un paziente, ricoverato qualche giorno prima per altre patologie, è risultato positivo al coronavirus. Il problema è che molte persone sono asintomatiche, stanno bene, ma ugualmente contagiano gli altri. Credo che siano molto di più gli asintomatici che quelli che manifestano sintomi.
Quali dispositivi di sicurezza stai adottando?
“Avevo comprato sei mascherine FFP3 a fine gennaio, perché ci avevo visto lungo e perché mia figlia i primi di febbraio doveva andare in gita con la scuola in Spagna. Mia figlia è andata e poi è ritornata senza alcun problema. Ma da quando c’è stato il boom non si trova più nulla, nemmeno in ospedale. L’azienda non riesce materialmente a reperire i dispositivi di sicurezza. Ci hanno dato un caschetto con visiera per evitare gli schizzi di saliva. Andiamo in giro con i guanti e la mascherina. Chi con quella di cotone, chi quella da saldatore, chi con l’FFP2 e più fortunati con l’FFP3. Ma il filtro si esaurisce dopo 8 ore, io la tengo mediamente 5/6 giorni, anche perché ho l’ultima ed appena la butterò, non so cosa mettermi.
Sono stato da Leroy Merlin, che pubblicizzava sul volantino mascherine ed altro, ma avevano terminato quelle idonee ed anche i camici monouso, destinati ai medici ospedalieri. Non si trova più nulla. Ci sentiamo un po’ abbandonati dalle Istituzioni. Ma frequentando gli ospedali, vedo medici ed infermieri che hanno solamente la mascherina chirurgica. Mi guardano come fossi un alieno e mi chiedono come mai io ho mascherina FFP3 e loro no. E’ vero dunque che siamo dimenticati, ma credo che quelli più abbandonati siano loro.”
Hai paura di essere contagiato?
“Stranamente non ho paura per me. La mia unica preoccupazione è quella di non portare il virus a casa. Quando esco dal lavoro mi lavo le mani, mi cambio d’abito, mi disinfetto, salgo in macchina e mi rilavo le mani con l’amuchina, mi rimetto altri guanti puliti e mi ricambio prima di entrare a casa. Poi spruzzo gli abiti smessi con il Napisan o qualsiasi disinfettante, metto tutto dentro in una busta e poi subito in lavatrice. Questo mese per l’igiene personale e per disinfettare gli abiti da lavoro stiamo spendendo un piccolo patrimonio. Ma devo tutelare mia moglie e i miei due figli che non escono da inizio marzo.”
Come è la situazione in Ospedale?
“In diversi reparti non fanno più ricoveri, stanno allestendo una clinica medica con oltre 50 posti letto per affrontare questa emergenza che credo avrà il suo picco nei prossimi giorni. Per assurdo penso che se uno si deve beccare il coronavirus è meglio adesso che dopo, perché si potrà essere curati finché ci saranno posti disponibili in terapia intensiva. Probabilmente in Sicilia non avremo gli stessi numeri registrati in Lombardia. Ho molti amici di Bergamo e mi dicono che quasi tutti i bergamaschi hanno almeno un morto in famiglia. Il contagio si è diffuso rapidamente anche per le partite dell’Atalanta. Hanno pure permesso che i tifosi atalantini andassero a Lecce.”
Qual è il tuo messaggio a chi si lamenta delle restrizioni?
“A chi si sente stanco di stare a casa, voglio dire che se vogliono possono venire a lavorare otto ore al giorno, a volte anche sotto la pioggia, in ospedale e con il rischio di contagiarsi. Il problema sono le persone che non capiscono e che continuano a riunirsi ed a stare in giro senza motivo. L’altro giorno ho visto due ragazzini dentro al panificio senza mascherina. Mi domando perché i genitori mandano i figli a comprare il pane. A chi è insofferente voglio dire solo una cosa: “Restate a casa voi che potete.” Non è giusto che chi sta facendo la quarantena paghi per colpe non sue. Alla fine di questa tremenda esperienza, spero che ognuno di noi impari l’importanza delle piccole cose, di quello che quotidianamente facciamo e diamo per scontato. Uscire pere fare una passeggiata o semplicemente abbracciarsi. Anche in questo momento chi muore, muore da solo.”
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