E’ interessantissima l’intervista rilasciata da Nino Di Matteo a Massimo Giletti nel corso della trasmissione Non è L’Arena in onda su La 7. Il magistrato palermitano, che negli ultimi giorni è balzato agli onori della cronaca per la vicenda Bonafede, si è soffermato su alcuni punti cruciali della storia del nostro paese.
“Ricordo sempre che lo stesso Riina diceva ai suoi più stretti collaboratori che se non avessero avuto rapporti con la politica sarebbero stati esclusivamente degli sciacalli. Ovvero dei criminali comuni che lo Stato avrebbe annientato da tempo. Per cui i rapporti con la politica sono importantissimi per questa organizzazione“.
“Quando Riina fu contattato da politici, con la mediazione di Vito Ciancimino, si convinse che la politica di assassinio e di stragi attuata con Lima e la strage di Capaci stava pagando. Lo Stato stava piegando le ginocchia. Sono sempre stati eliminati uomini delle istituzioni e della politica che costituivano con la loro bravura, con la loro intelligenza, un ostacolo al rispetto del mantenimento dei rapporti mafia-politica“.
Sui rapporti Stato-mafia sulla strage di Capaci: “In un’intervista che feci durante l’anniversario della strage io mi limitai a ricostruire tutta una serie di eventi che sono di dominio pubblico, o addirittura provati da sentenze di tribunali. Per cui non dissi nulla di nuovo o non anticipai indagini del futuro. Erano eventi che convinsero la Procura Nazionale Antimafia ad approfondire il tema, per via della partecipazione di soggetti non mafiosi alla stagione stragista“.
Poi un racconto amaro da parte di Di Matteo che si è sentito abbandonato dagli organi competenti: “Quando io partì con le indagini sulla trattativa Stato-mafia, abbiamo subito la qualunque. Ce lo aspettavamo perché era un’indagine molto delicata, che andava a toccare oltre che importanti mafiosi, alti funzionari dello Stato e dei Carabinieri. Per cui non ci aspettavamo alcun plauso. Del resto è normale, un magistrato non deve pretendere complimenti. Tuttavia devo dire che quando ci fu la vicenda delle intercettazioni tra Mancino (ex senatore) e Napolitano, ci presero per dei ricattatori, assassini, eversori. Nessuno ci ha difeso, organi come l’Anm e il Csm hanno preferito schierarsi per convenienza dal lato della politica“.
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