Dopo gli ultimi episodi e il nuovo focolaio sviluppato in Veneto frutto di scarsa attenzione per il prossimo, il ministro della Salute Roberto Speranza valuta provvedimenti ferrei e severi che limitino l’insorgere di casi simili.
“Sto valutando con il mio ufficio legale l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa”: lo ha riferito a Repubblica il ministro della Salute, parlando del recente caso dell’imprenditore veneto che ha rifiutato le cure ed è andato in giro pur essendo positivo al coronavirus.
“Ma attenzione”, ha aggiunto il ministro, “il mio giudizio su come si sono comportati gli italiani in questa crisi è positivo, senza questa sintonia di fondo tra le misure adottate e i comportamenti individuali noi non avremmo piegato la curva”.
Continua affermando: “l’unico strumento che funziona e ha funzionato” resta “la persuasione” per “far capire a tutti che finché il virus sarà attivo dovremo rispettare le tre regole rimaste: mascherina, distanziamento fisico di almeno un metro senza assembramenti e rispetto delle regole igieniche a partire dal lavaggio delle mani”.
“Ci saranno test sierologici sui lavoratori, molecolari sulla popolazione scolastica”: continua il ministro. Occorre recuperare “una relazione organica costante della prevenzione sanitaria con la scuola”.
“Ho proposto alle Regioni che questo modello venga ripristinato”, ha aggiunto alludendo alla medicina scolastica introdotta da una norma del 1961 e superata negli anni ’90.
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