Emozioni e amore nella storia sportiva di una famiglia che ha prestato al pallone sei dei suoi membri, finora.
Andrea, oggi colonna del Palermo racconta gli aneddoti e le speranze.
“Chi ha il mio cognome, se non fa il pasticciere gioca in uno stadio”.
Andrea Accardi è il rosanero di oggi e ha fatto una solenne promessa a se stesso, quella di ripercorrere la scalata in Serie A fatta dal cugino Pietro.
“Un cugino così bravo da arrivare fino in A. E mio padre? Lui era un gran bel difensore”.
Questo il titolo del Corriere dello Sport, oggi in edicola.
È stato l’ultimo ed anche il primo. L’ultimo, l’anno scorso, ad abbandonare la nave che faceva acqua da tutti i lati; il primo a risalire nella scialuppa di salvataggio per guidarla sulla terraferma. Ora vuole entrare, da numero uno, nella favola della dinastia degli Accardi calciatori, ma anche nella storia rosanero, portando il Palermo dalla D alla A.
Inizia così l’articolo di Salvatore Geraci che ripercorre la storia calcistica e dolciaria della dinastia degli Accardi, anche attraverso le parole del difensore rosanero.
E quel bar al Villaggio Santa Rosalia, quartiere della dinastia Accardi, dove lavorano 4 dei 5 fratelli.
“Non ci chiamiamo Maldini, nostro idolo, ma anche dentro di noi batte un cuore a forma di pallone che non ha risparmiato nessuno delle nostre generazioni. Il più famoso, mio cugino Pietro, protagonista di una doppia promozione: quella storica in A con il Palermo di Guidolin e prima ancora dalla C alla B; anche zio Enzo, centrocampista offensivo, cominciò nelle giovanili del Palermo; mentre suo figlio Fabrizio toccò l’apice in C a Gela; Gianni, mio padre, prima lavorava nelle ferrovie a Cambiano, giocava nella Cambianese e seguiva le trasferte del Palermo. Il suo racconto della sfortunata finale di Coppa Italia contro la Juventus fu la scintilla della nostra passione. E che cosa poteva essere papà, se non difensore? Il ruolo l’ho ereditato da lui. Infine, mio nipote, Gabriele, 13 anni, che cresce in una scuola calcio palermitana in attesa di un provino rosanero. Nessuna raccomandazione, deve meritarlo, a casa nostra si usa così… Se riuscissi a volare col Palermo in A, vincerei anche la sfida con mio cugino Piero che è da sempre il mio mito. Quando il Palermo salì in A, andai a festeggiare in piazza con la sua maglia.
Non faccio fatica ad ammetterlo: prima che calciatore, sono un fan sfegatato. Sensazione unica. E vivi la maglia il triplo, perché la gente da te si aspetta l’impossibile…”.
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