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Palermo-Paganese, dirige Natilla che fa l’arbitro per… una rivincita con se stesso

Terna arbitrale pugliese di Bitonto domenica alle ore 15 per il Palermo in casa con la Paganese, Fabio Natilla, arbitro centrale, verrà coadiuvato dai due giudici di linea Pappagallo e Dell’Olio.

Questo trentunenne è divenuto arbitro quasi per una specie di rivincita con se stesso; infatti ha cominciato giocando difensore centrale nella squadra Juniores della sua città e durante un incontro ritenne di aver subito delle grosse ingiustizie dall’arbitro di quella gara. Ciò lo convinse a presentarsi alla locale sezione arbitrale dell’AIA dove si iscrisse all’età di 17 anni facendo le varie trafile che un arbitro deve fare nelle serie minori e incoraggiato via via dai dirigenti. Purtroppo un incidente di cantiere capitatogli quando dirigeva in Serie D (fa il geometra per una ditta edile di Bitonto) lo ha costretto a una sosta di qualche mese con il rischio di interrompere la carriera. Al rientro, gli organi dirigenti lo destinarono a dirigere un acceso Fermana-Sambenedettese e si capì che c’era grande fiducia nelle doti del giovane arbitro bitontino. Ha la fama di essere un abile colloquiante con giocatori e panchine e quindi abbastanza tollerante senza scadere nel lassismo.

È alla quinta stagione in Serie C e quindi si tratta di un esperto della categoria nella quale ha diretto 52 incontri dei quali 3 in quest’anno calcistico inframezzandoli con direzioni anche in Coppa Italia e Primavera di categoria nonché in tornei Under 18; ha estratto 197 cartellini gialli, un solo doppio giallo e 9 rossi.

Ha un rendimento che i colleghi che lo hanno visto all’opera giudicano con un più che discreto 6 pieno.
Era stato designato in occasione di Palermo-Potenza poi rinviata.
Anche questo è un arbitro esperto e pur non essendo di primissima fascia dovrebbe, e sottolineo dovrebbe garantire una certa equità di giudizio.
Purtroppo però le due ultime direzioni sappiamo bene di che calibro sono state per cui non ci resta che incrociare le dita e sperare in un arbitraggio “normale” cioè dove il protagonista non sia lui ma i giocatori con le loro giocate.

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